5 Film da vedere su Netflix | Agosto 2021 [LISTA]

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Time and Tide – Tsui Hark (2000)

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Time and Tide

Augurandosi che altri contributi dall’action hongkongese anni ’90 e 2000 seguano presto, arriva nientemeno che Tsui Hark ad arricchire un catalogo relativamente povero di contenuti orientali. Prima della Corea del Sud, era infatti la regione cinese l’epicentro della produzione da esportazione del cinema asiatico nel mondo; e proprio da lì, una volta esaurita l’ondata del kung fu movie, l’heroic bloodshed. prese ad invadere le videoteche occidentali.

Di quella corrente (oggi sdoganata e imitata financo da gente come Toni Servillo) Hark fu forse il demiurgo più importante di tutti, almeno nelle fase iniziali.

C’è lui, in veste di giovanissimo produttore, dietro la saga di A Better Tomorrow, e dunque al lancio di John Woo sulla scena mondiale; ma sempre ad Hark va ricondotta anche la scoperta di Jet Li, e il rilancio del wuxia classico che avrebbe presto conquistato Hollywood.

Esteta dell’azione, il suo lavoro è meno tragico e cruento rispetto al collega Woo, più ripiegato sulla tradizione cinese e sulla meraviglia circense dello spettacolo action. Time and Tide fu il suo film del ritorno, dopo l’obbligata e sfortunata parentesi americana di fine anni ’90: imperdibile.

Tully – Jason Reitman (2018)

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Chi si ricorda Juno o Tra le Nuvole? Quindici anni fa Jason Reitman sembrava lanciato ad un altro tipo di carriera rispetto a quella che coronò in seguito. Forse non migliore, sicuramente più mainstream, più leggera, più premiata, sulle orme commercialmente fortunatissime del padre Ivan.

Quello che fu l’autore di punta della tanto amata (e tanto parodiata) estetica giovanile anni 2000, fatta di musica indie, fumetti, Sundance, hipsterismo e Michael Cera, ha infatti col tempo ripiegato verso un altro tipo di lavoro. Una filmografia oscura, quasi cattiva, sicuramente più complessa.

Tra un progetto alimentare e l’altro, oggi Reitman è soprattutto l’autore della rabbia middle class, della delusione esistenziale, e di soggetti femminili in sorda rivolta contro la meschinità quotidiana. Da Ellen-Elliot Page è arrivato a Charlize Theron, non certo un passo indietro: Young Adult è il piccolo classico, Tully una sorta di post-scriptum, in scala ridottissima. Zero budget, assai interessante.

La Bambola Assassina – Lars Klevberg (2019)

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Magari si tende a dimenticarlo, ma punteggio alla mano, film dopo film, la saga della Bambola Assassina non ha praticamente rivali in termini qualitativi. Nel non entusiasmante campionato dei franchise horror partoriti nel periodo tra i ’70 e gli ’80, lo standard prevede solitamente un primo atto epocale, un paio di sequel accettabili in ottica cult e rivalutazione, e a seguire pressoché sconfinata immondizia; eppure, senza vantare neanche lontanamente l’impatto iconografico di Leatherface o Kruger, la serie di Don Mancini ha saputo dare molto di più.

Il controllo creativo pressoché totale dell’autore, il ricorrere del cast e della troupe, l’aria da appuntamento celebrativo per pochi fedelissimi invitati – tutto ha contribuito a rendere la piccola serie un unicum di provocatoria coerenza, cementando il tono da grande festa familiare che in trent’anni ha accompagnato l’uscita di tutti e sette i capitoli.

Il remake del 2019 è il primo e unico film della serie in cui la mano di Mancini lascia il posto agli obblighi dei remake moderni, prendendosi una meritata vacanza e godendosi un rilancio in sala che l’ennesimo sequel personale non avrebbe permesso. E a sorpresa, anche questo non è niente male.