SanPa | Recensione della docu-serie Netflix

La nostra Recensione di SanPa, docu-serie realizzata da Netflix sulle luci e le tenebre sulla comunità di San Patrignano e Vincenzo Muccioli...

SanPa
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SanPa è la docu-serie Netflix in 5 episodi ideata da Gianluca Neri, per la regia di Cosima Spender. La serie ricostruisce le tappe fondamentali della nascita e della rovina di San Patrignano, nelle parole degli ex-ospiti della comunità di recupero.

SanPa e l’Italia degli anni ’80

Il disastro di Ustica, il primo governo Craxi. Lo scandalo della loggia P2, il caso Emanuela Orlandi. Gli anni ’80 rappresentano senza dubbio uno dei decenni più complicati per la storia recente dell’Italia, costretta a misurarsi con mostri politici e sociali nati da racconti senza autore di mafia e servizi segreti.

La narrazione del benessere e del sogno crolla inesorabile di fronte ai problemi che divorano la società dai suoi gradini più bassi. Dalla metà degli anni ’70 in poi intere generazioni vengono divorate dal consumo di eroina. Un cancro che dalle classi meno abbienti è risalito fino alla media borghesia, distruggendo vite, famiglie e speranze.

A Coriano nella provincia di Rimini, nel 1978 Vincenzo Muccioli fonda una comunità di recupero per tossicodipendenti. In via San Patrignano nasce SanPa, che nel corso di più di quarant’anni ha aiutato migliaia e migliaia di ragazzi a liberarsi dalle catene della droga. Usando le catene: i mezzi e i fini che li giustificano.

Ritratto e racconto corale

Nei 5 capitoli di cui è composta, la serie ripercorre i momenti fondamentali di una cittadella al limite tra la comunità e la comune, e di Muccioli, a metà tra il santone e il santo del popolo. Diventano quindi fondamentali le voci di chi SanPa l’ha vissuta in prima persona. Il documentario si struttura come un funereo racconto corale, dove la realtà si fa iper-realtà.

Gli ex-ospiti di SanPa si sono prestati a quella che è già una pietra miliare della narrativa d’inchiesta italiana. Da protagonisti in prima persona della vita quotidiana della comunità, diventano i protagonisti dell’opera: su tutti le parole inestimabili di Fabio Cantelli, che con la lucidità del pensiero filosofico non si risparmia in particolari e commozione. La loro ricostruzione, che li costringe a rivivere il sogno e l’incubo di San Patrignano, è perfettamente orchestrata, rendendola limpida nella resa, vera e sferzante nell’emozione.

Facendo voto alla verità, le immagini di repertorio diventano uno strumento essenziale. La selezione dei reperti di cronaca è maniacale, trasformandoli in molto più che un mero complemento alla messa in scena. Vincenzo Muccioli, al di là del bene e del male, è uno di quei personaggi la vita del quale si fa romanzo. In SanPa allora le immagini di repertorio si fanno cinema del reale, e la stessa cura con cui sono state scelte è evidente nel loro accostamento attraverso il montaggio, amplificatore della loro potenza espressiva.

Una storia specchio di un paese

Il contesto storico in cui San Patrignano gravitava è appena accennato, pochissime coordinate ci permettono di collocarla nella nostra storia recente. Ed è sicuramente un suo pregio innegabile, aver rinunciato nei presupposti a diventare affresco di un’era, seppur così affascinante e complicata, per concentrarsi su un suo spaccato così complesso e controverso.

Sono alcune comparse a riportare nella realtà questo piccolo mondo quasi sospeso nello spazio nel tempo, i cameo di repertorio di alcuni personaggi pubblici effige della loro epoca, dai coniugi Moratti a Mike Bongiorno. Eppure, dalla caratterizzazione della vicenda emerge una comunità che si fa davvero microcosmo di un paese intero.

Attraverso SanPa si possono scorgere i riflessi dei turbini che sconvolgevano l’Italia negli anni ’80. La fascinazione per il condottiero carismatico e valoroso nelle parole dei sostenitori di Muccioli persino di fronte alle evidenze delle accuse contro di lui, l’ascesa inesorabile della televisione come medium capace di creare un’opinione pubblica ed influenzarla, i potenti e la loro corruzione.

E questa è la svolta straordinaria: pur avendo rinunciato a delinearne il contorno, tutto ciò alla fine rende SanPa documento indispensabile di un’epoca. Nonostante le proporzioni di un ritratto in primo piano, nei dettagli e nelle sfumature è capace di farsi un racconto molto più ampio, dimostrando dietro il soggetto una forza narrativa finalmente espletata. La parabola di Vincenzo Muccioli, da filantropo a leader spietato, assume in sé molto di più di quanto una vita straordinaria da sola potrebbe raccontare.

Narrazione d’inchiesta, cinema politico

Ascesa e caduta della città di San Patrignano: Sanpa è epica brechtiana. La forma del documentario lascia spazio ad una sfida allo spettatore, costretto a misurarsi criticamente con la realtà e il paradosso.

La grande e insoluta contraddizione che lascia Sanpa a fine visione è quella che in un modo o nell’altro è la ragione stessa dell’esistenza di questa testimonianza. Se alcuni ex-ospiti della comunità oggi possono raccontare le perversioni e gli assurdi di Vincenzo Muccioli probabilmente devono a lui la propria sopravvivenza.

Più che le Luci e tenebre, il titolo migliore sembra quello della distribuzione internazionale: Sins of the Savior, peccati del salvatore. L’eterno dilemma tra bene e male non viene quindi posto come un assunto, ma come l’irrisolto ed energico scontro di forze opposte, che altre non sono se non le forze che animano la Storia e i suoi protagonisti.

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