Musica

L’ultima casa accogliente: il corpo che diviene casa nel nuovo album degli Zen Circus [RECENSIONE]

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Tra i più attesi di questo 2020, il nuovo album degli Zen Circus è una splendida prova di maturità.

A due anni da Il fuoco in una stanza, tornano gli Zen Circus con un album di inediti con l’emblematico titolo L’ultima casa accogliente. Il disco è breve, ma intenso. In poco meno di quaranta minuti Appino e i ragazzi del circo Zen riescono a convincere ed emozionare l’ascoltatore.

Nove brani eterogenei nello stile, coerenti nel significato di fondo. Raccontano l’incontro tra il mondo esteriore e il mondo interiore. Raccontano il coraggio, l’amore, la paura e la morte. Emergono maturità e riflessioni profonde, una presa di coscienza di sè trasformata in musica. I brani, ascoltati oggi, sembrano evocare lo spettro della pandemia e del lockdown. Riescono ad essere così attuali pur essendo, in base a quanto dichiarato dagli stessi Zen Circus, stati scritti prima dell’esplosione dell’emergenza Covid-19.

Gli Zen Circus osano di più rispetto ai due album precedenti. Sperimentano nelle sonorità e raggiungono risultati molto soddisfacenti. In particolare, il brano conclusivo L’ultima casa accogliente, che dà il titolo al disco, è sicuramente un esperimento ben riuscito.

I fan, che avevano atteso con ansia la pubblicazione di un nuovo lavoro della band pisana, hanno potuto avere un primo assaggio con il singolo Appesi alla luna. L’impressione data da questo primo brano era quella di un disco dal tono malinconico, a tratti anche un po’ retorico nei contenuti. Il secondo singolo pubblicato, intitolato Catrame, ha però dimostrato la vera pasta della quale è fatto il nuovo album.

Gli Zen Circus offrono una prova di estrema maturità. La loro musica e il loro testi si dimostrano ottime testimonianze artistiche delle difficoltà che tutti ci troviamo ad affrontare. Andrea Appino è schietto. Non ha filtri. Dice quel che pensa e racconta quel che prova.

L’album spinge anche il più spensierato degli ascoltatori a farsi domande sul percorso che stiamo seguendo. In che direzione sta andando il mondo? Che ruoli hanno la morte e l’amore nella vita di ciascuno?

L’ultima casa accogliente non offre soluzioni, ma stimola riflessioni profonde. Una nuova pelle per gli Zen Circus.

Il disco si apre con il singolo Catrame. Si tratta di uno dei brani più significativi dell’intero nuovo lavoro degli Zen Circus. Ad aprire le danze è l’inconfondibile voce di Andrea Appino. Entra prima la voce spoglia e poi la base strumentale, un segnale in più di quanto questo album voglia partire dal pensiero intimo dell’artista.

Gli Zen Circus si mettono a nudo e raccontano una storia di sofferenza e coraggio. Al cento di tutto c’è il corpo. Il corpo non è solo un mezzo, ma è la casa. E il corpo diviene importante in ogni suo aspetto, dalla forza fino alla malattia. Non c’è uomo senza colpa, ma a legarci non è tanto la colpa, quanto la condivisione di un comune inevitabile destino.

Un ritmo incalzante, un susseguirsi di strofe che vedono sempre in primo piano la voce cruda di Appino. Catrame è una bomba pronta ad esplodere. Al centro di tutto non ci sono più la verità o la libertà, al centro c’è solo l’essere umano.

Dalla romantica malinconia alla pura disillusione: Appesi alla luna e Come se provassi amore

Appesi alla luna è il primo singolo che ha annunciato l’uscita del nuovo album. La malinconia di fondo traspare fin dall’introduzione. Il pezzo si apre con un arpeggio semplice che costituisce il tappeto sonoro su cui poggia con delicatezza la voce di Appino. Il testo scivola leggero mettendo in evidenza alcune riflessioni sulla vita e il suo significato. Siamo piccoli e poco importanti, soprattutto quando ci rapportiamo al tutto, all’ignoto, all’incertezza. Il cielo di Lisbona diventa così un tetto, uno sfondo di esistenze che si incontrano e si scontrano.

Come se provassi amore è un brano in pieno stile Zen Circus. Appino dichiara in un’intervista a Rockit che il testo trova ispirazione nel libro Il dramma del bambino dotato e la ricerca del vero sé di Alice Miller. La forza dirompente di questo brano sta nella capacità di analisi del passato e dell’idealizzazione che ne facciamo. Passare dal “come se vivessi” al vivere veramente. Interrogarsi sull’origine della depressione e dell’insoddisfazione di chi è stato un bambino apparentemente felice. La canzone è una sorta di prosecuzione rivisitata del pensiero del singolo Catene. L’amore passa però dall’essere immaginato all’essere vissuto.

“Come una guerra dove non si muore, una malattia che non ha sintomi e anche senza cura non dà dolore”.

Non, Bestia rara, Ciao sono io. Tante canzoni diverse con un unico filo conduttore.

Non è un brano molto orecchiabile, un pop rock perfetto per essere passato in radio. Appino continua il suo viaggio nelle zone più remote della sua memoria e del suo cervello. La psicanalisi in musica si manifesta in questo brano, costruito completamente partendo da una negazione. Si parte così dalla negazione di sé, la negazione del proprio dolore, la negazione delle proprie ferite e insicurezze. L’arrivo è una speranza di salvarsi o di essere salvati. L’intensità traspare con massima forza nel grido finale “tu non mi abbandonare”.

Bestia rara trova la sua ispirazione in una storia precisa. Nasce infatti dal documentario Storia di Filomena e Antonio: gli anni’70 e la droga a Milano. Il tema centrale è ovviamente la droga, la dipendenza dall’eroina e le conseguenze che comporta. La protagonista si trova a cadere nella dipendenza per solitudine ed emarginazione. Il brano include una dichiarazione della protagonista, estratta dal documentario, che conclude il cantato e introduce il bellissimo outro strumentale.

Ciao sono io è un brano meno intenso rispetto ai due che lo precedono. Gli Zen Circus giocano con i suoni e Appino ci offre un altro concentrato di stimolanti immagini estratte dai ricordi.

Il male dell’individuo e i mali della società: da Cattivo a 2050

Cattivo si presenta con una base musicale più complessa e meno tradizionale. Gli Zen sperimentano e Appino ne approfitta. Sceglie questo brano per raccontare il male che è dentro ognuno di noi. L’irrascibilità, l’egoismo, l’insensibilità e il cinismo si raccolgono in un personaggio volutamente negativo. Non si tratta però di un’esaltazione del male, tutt’altro, la canzone mostra il male per acquisire consapevolezza e comprendere come estirparlo.

2050 dipinge un futuro distopico. In un mondo segnato dalle catastrofi, gli Zen raccontano storie di dolore e rinascita. I grattacieli spenti riemergono dal mare. Le foreste sono state distrutte. L’uomo ha fatto molti danni e se ne è reso conto tardi. C’è poi un riferimento al classico Nati per subire, questa volta riproposto come “Nati per ferirci”.

L’ultima casa accogliente: il brano giusto al momento giusto

L’essenza dell’album è racchiusa principalmente nel brano finale L’ultima casa accogliente. Un giro di chitarra accompagnato da una sequenza di bassi e poi entra la voce di Appino, tagliente e cruda. L’ultima casa accogliente non è un luogo fisico. È il corpo questo ultimo posto accogliente. Due corpi si incontrano e si riparte da sé e dall’amore. Si conclude così un viaggio fatto di introspezione e analisi dell’io.

Gli Zen Circus si dimostrano maturi e artisticamente più ispirati che mai. Questo album è uno dei più profondi e riflessivi che abbiano mai pubblicato. In un momento difficile come questo, sembra proprio l’ascolto perfetto per cercare di comprendere la realtà, partendo dalla comprensione di quel controverso personaggio che vediamo ogni mattina nello specchio.

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Antonello Lopizzo

Mi occupo di marketing digitale in una web agency. Tra le mie passioni, in vetta c'è la musica, soprattutto quella italiana, poi i libri, seguono la tecnologia e strimpellare con chitarra e ukulele.

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Antonello Lopizzo