I tipi di inquadrature che tutti i cinefili dovrebbero conoscere

Tutto parte dall’inquadratura. Ognuna di queste può avere un determinato significato, e conseguentemente un determinato effetto sullo spettatore

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Punti di vista dell’inquadratura: Oggettiva e Soggettiva

L’occhio della videocamera, per costruire la scena, riprende delle inquadrature che hanno un punto di vista fotografico che può identificarsi col narratore o con qualche personaggio presente durante l’azione.

Nella maggior parte dei casi, l’inquadratura funziona come un osservatore invisibile per i protagonisti: essa guarda con oggettività lo svolgersi dell’azione da una posizione ritenuta dal regista efficace per lo svolgimento del racconto. Si parla quindi di inquadratura oggettiva. Viene invece definita soggettiva quando la videocamera si identifica con un personaggio della vicenda e viene collocata in modo da corrispondere all’esatta posizione dei suoi occhi.

Una delle inquadrature soggettive più classiche e memorabili del cinema è quella utilizzata dal regista John Carpenter nel film “Halloween”, uno dei classici indipendenti del cinema horror. Qui viene utilizzata per destabilizzare con le sue immagini ambigue, e in un tempo enormemente dilatato la tensione si trasforma in paura. Un braccio si allunga lungo l’inquadratura, è il nostro. Una mano afferra un coltello, anche quella ci appartiene. Il coltello affonda nella carne, siamo noi. All’inizio del film vediamo un giovane Mike Myers uccidere sua sorella, ma non osserviamo il bambino in azione, bensì solo il terribile atto. La soggettiva così assume il suo punto di vista, calando completamente lo spettatore nella parte del protagonista che abbandona il suo abituale ruolo di osservatore onnisciente e creando così un atmosfera di incertezza e pericolo.

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