6 film Folk Horror che dovete vedere se vi è piaciuto Midsommar

L'elenco seguente che vi proponiamo contiene 6 film folk horror che rappresentano al meglio un genere composto da drammi pagani, campestri e folkloristici

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The Wicker Man (Robin Hardy, 1973)

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The Wicker Man è senza dubbio uno dei più grandi film inglesi di sempre. Capace di trasportare lo spettatore in una dimensione completamente onirica e di comunicare magnificamente il differente vivere di una comunità di pagani isolati dal mondo, la pellicola narra del rapporto viscerale tra i membri di quest’ultima, uniti al punto tale da nascondere, senza tradirsi, la scomparsa della piccola Rowan Morrison. Successivamente, la comunità si troverà ad affrontare le indagini di ricerca dell’austero e candido sergente Howie (Edward Woodward, vero protagonista della storia).

Quest’ultimo, raggiunta l’isola in seguito a una lettera d’aiuto firmata proprio da Rowan, scoprirà sul posto, governato da Lord Summerisle (un magnifico Christopher Lee), una quantità di follie tale da far raccapricciare la sua irremovibile fede cristiana: nelle scuole si insegnano culti fallici, in paese si canta, si danza, ci si denuda e nessuno prende sul serio le sue indagini sulla scomparsa della piccola Rowan. Fin dall’inizio, si avverte il pericolo, ma resta una sensazione ben celata.

Una pellicola ricca di piccoli particolari inquietanti e affascinanti soluzioni visive, ambientata tra verdi paesaggi di rara bellezza, affiancato da musiche di matrice celtica e nobilitato da un finale crudo e visionario di terribile incanto. Il film di Robin Hardy, va considerato come un’opera unica e impareggiabile, sospesa in un’atmosfera surreale che l’ha trasformato negli anni in un vero film di culto.

Hagazussa: A Heathen’s Curse (Lukas Feigelfeld, 2017)

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Come già detto precedentemente, se c’è un film contemporaneo che ha esercitato tutta la sua influenza tematica e visiva sulla produzione contemporanea, quello è senza ombra di dubbio The Witch. Questo primo lungometraggio dell’autore austriaco Lukas Feigelfeld, oltre ad essere una tesi di laurea, ha moltissimi punti in comune con il film di Robert Eggers, come ad esempio la grande suggestione delle atmosfere e dei paesaggi, l’isolamento totale dell’uomo, o l’insignificanza delle bigotte figure maschili. Qui la trama fa da contorno alla messa in scena di un incubo allucinato, visionario e non lineare.

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La storia di Hagazussa – A Heathen’s Curse (il cui titolo è un termine arcaico che indica le streghe o esseri demoniaci di sesso femminile) è ambientata nel XV secolo, in un remoto villaggio sulle Alpi austriache i cui abitanti son contadini ignoranti e superstiziosi. In una capanna fuori dalla comunità vivono assieme una ragazza di nome Auburn (Celina Peter) e la madre malata (Claudia Martini). Le due donne vivono isolate perché additate come streghe dai compaesani. Successivamente la madre muore di peste davanti alla figlia, traumatizzandola per il resto della sua vita.

Hagazussa mescola il folklore nordico e antiche tradizioni pagane, fatte emergere molto bene dal regista attraverso una curata e affascinante sinfonia audiovisiva: riprese lunghe, lente, ipnotiche, perlopiù mute. Il tutto immerso in una cupa e fredda fotografia, affiancata dalle tetre musiche dei greci Mohammad (MMMD).

November (Rainer Sarnet, 2017)

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Il regista Rainer Sarnet con November ci trasporta in un’irreale e immota Estonia del XIX secolo, dove ci viene narrata un’inclassificabile e bellissima fiaba nera che parla d’amore e di solitudine, di poveri contadini superstiziosi e di baroni, di demoni e di streghe, della peste, di Cristo e del diavolo.

La storia di November è tratta dal romanzo Rehepapp di Andrus Kivirähk  dal quale il regista attinge per sviluppare una storia pregna di mitologia estone: una combinazione di elementi mistici, surreali, romantici e umoristici.

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Ci viene narrata la vita della bellissima contadina Liina (Rea Lest), promessa in sposa a un contadino rozzo e ripugnante. La ragazza però desidera con tutto il suo cuore il coetaneo del villaggio, Hans (Jörgen Liik), che a sua volta è infatuato della giovane baronessa tedesca giunta a visitare i propri possedimenti assieme al padre. Per Liina e Hans vincere l’amore non ricambiato si rivela incredibilmente triste e impossibile in questo oscuro, freddo e aspro paesaggio estone nei cui boschi si aggirano fantasmi, lupi e pestilenza, dove gli abitanti fanno affari con il Diavolo per avere in prestito delle anime in cambio di tre gocce di sangue o ricorrendo all’uso di ingannevoli bacche. Le anime prese in prestito vengono inserite in fantocci e utilizzate come servitori e ladri, chiamati Kratt, creature magiche della vecchia mitologia estone, costruite dai padroni utilizzando attrezzi domestici, falci, catene e teschi di mucca.

Sarnet crea un’opera d’arte che avvolge completamente lo spettatore all’interno del suo paesaggio: il suono della pioggia, il fruscio delle foglie, lo scricchiolio della neve. La fotografia di Mart Taniel bagna il film di uno splendido bianco e nero, definito da bellissime e affascinanti composizioni, tanto da farlo sembrare ultraterreno e allo stesso tempo reale. La sceneggiatura stratificata è un’interpretazione metaforica di alcune emozioni universalmente semplici, dove le tradizioni cristiane si scontrano con i riti pagani. Un Folk Horror da non perdere.

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