Thom Yorke e soci sono un altro ottimo esempio di gruppo raramente associato con musicalità dai toni allegri o positivi. Kid A (2000), in particolare, sprofonda verso un universo oscuro di sperimentazioni rock/elettroniche a forti tinte cupe. Optimistic, uno dei pezzi più rock dell’album, è anche quello forse più negativo (nonostante il titolo) e che toglie più felicità. Godetevelo.
4. The Cure – A Forest
A Forest è, assieme a Boys Don’t Cry, probabilmente la canzone più famosa della prima fase della carriera dei Cure, quella che prende avvio dal post-punk e si inabissa nel gothic rock. Di lugubre e disperato questa canzone ha praticamente tutto, anche se il testo non vuole intendere nulla di particolare. Si tratta dell’archetipico pezzo goth, da ascoltare magari da soli, al buio, di notte.
3. Alice in Chains – Dirt
Se in ambito grunge i Nirvana sono spesso considerati i campioni della depressione, anche gli Alice in Chains non scherzano. Dirt (1992), il migliore album della band, piega un heavy metal opalescente verso un grunge inconsolabile che qui, come in altre canzoni dell’album, lamenta l‘impossibilità di essere amati. Se siete arrivati fin qui, i versi disperati di questo pezzo vi accompagneranno degnamente ancora oltre.
Uno dei singoli più celebri del Black Album (1991) dei Metallica ci serve ad esplorare spazi ricolmi di paranoia schizofrenica e masochistica, con un ritmo pesantissimo e dei bei riff potenti tra thrash metal e alternative metal. “I’m your truth, telling lies/I’m your reasoned alibis/I’m inside open your eyes/I’m you”.
1. Joy Division – Day of the Lords
Day of the Lords, ovviamente dal capolavoro Unknown Pleasures (1979), è il post-punk dei Joy Division nel suo momento più critico, quando la poetica di Ian Curtis e colleghi sfiora il punto più alto ma anche quello più nero. Le spente e soffocanti chitarre incolori disegnano un paesaggio sonoro asettico e inumano, mentre il lento lamento filosofico di Curtis riflette sui dolori dell’esistenza. Niente di meglio, anzi, di peggio.