I migliori 10 film carcerari

Film carcerari. Ecco una classifica dei migliori 10 titoli sul carcere. Ambientazione sicuramente stimolante che ha dato vita a film di vario genere.

Condividi l'articolo

6. Scum, Alan Clarke (1979)

ScumLineup

Scum è una brutale rappresentazione del sistema carcerario minorile inglese e del suo corrotto funzionamento. 90 minuti di puro abuso fisico e psicologico da parte di un film molto controverso a causa della violenza, del razzismo e del linguaggio mostrato senza filtri. Scum racconta l’arrivo in riformatorio di Carlin, un giovane criminale inglese che intraprenderà il suo percorso di affermazione ai vertici della gerarchia dei detenuti nell’istituto attraverso una condotta violenta. Il film analizza le dinamiche e i meccanismi delle gerarchie nell’istituto, raccontando i comportamenti dei secondini e dei detenuti, interrogandosi su chi sia peggiore. Inizialmente ideato come serie tv per la BBC, è stato poi destinato alle sole sale cinematografiche a causa della sua portata altamente disturbante e controversa.

a cura di Luca Valentini

7. Chopper, Andrew Dominic (2000)

eric bana wearing glasses and smiling at the camera eric bana as chopper in 2000 980456

Mark Brandon “Chopper” Read è un personaggio realmente esistente, uno scrittore ed una celebrità del suolo Australiano. Se non fosse che è anche un criminale pluriomicida, riconosciuto per un certo periodo come la persona più pericolosa d’Australia.

Il regista Andrew Dominik al suo esordio sceneggia e traspone su schermo l’autobiografia (romanzata) del criminale australiano, scritta da quest’ultimo nel suo lungo periodo trascorso in carcere. La parte del protagonista viene affidata ad un attore in ascesa, Eric Bana, distintosi in Australia come puro comico.

Quello che ne esce è un’autentica perla, un ritratto magistrale, folle e allucinato, come il suo cattivissimo e magnetico protagonista. Chopper è uno spettacolare antieroe bastardo dentro, la cui mente è infarcita da lucida follia e di latente demenza autolesionistica. La splendida interpretazione di Bana nel suo primo ruolo drammatico incarna splendidamente la natura conflittuale della mente malata di Chopper, la colonna portante del film, con le sue sfuriate violente ed improvvise, salvo poi ripensarci e pentirsi una volta calmatosi, evidenziando rimorso e una disperata solitudine.

La trama è divisa in due segmenti principali: gli anni della prigionia, fredda e sanguinosa rappresentazione della vita carceraria dove il criminale si crea un nome, poi gli anni fuori in libertà, risucchiato in un vortice di droga, sesso, minacce e violenza, fino a ritornare al punto iniziale, nella sua cella. Un film violento e grottesco con sprazzi di ironia e di sadismo, sangue e brutalità, immerso in un clima notturno squallidissimo, quasi surreale, reso ottimamente dalla fotografia satura e avvolgente.

LEGGI ANCHE:  Bill Cosby condannato, finirà in carcere

a cura di Tommaso Parapini

8. Prison Break (2008)

prison break

Ok non è un film ma non abbiamo potuto esimerci dall’inserirlo.

Quando si parla di opere a tema carcerario, Prison Break è sicuramente una delle prime serie tv che vengono in mente. La storia è ambientata nell’Illinois, dove Lincoln Burrows rischia la sedia elettrica in quanto accusato (ingiustamente) di aver ucciso il fratello del vicepresidente degli Stati Uniti. In attesa del processo, viene arrestato e rinchiuso a Fox River, un carcere di massima sicurezza tra i più temuti d’oltreoceano, dove scontano la loro pena i criminali più pericolosi e ambigui di tutti gli Stati Uniti.

In suo soccorso arriverà Michael Scofield, che spinto dall’affetto viscerale che prova per il suo fratellastro, agirà in prima persona per elaborare un piano di evasione. In un penitenziario sorvegliatissimo e che, apparentemente, non sembra avere falle, sembra una missione impossibile. In cosa consiste il piano? La risposta gliela troverete tatuata addosso.

Prison Break rimane tutt’oggi una delle serie tv più adrenaliniche in circolazione, piena di colpi di scena e personaggi memorabili.

9. BronsonNicolas Winding Refn (2008)

bronson 2

Lo sguardo fisso verso l’alto. Fermo, in cerca della forza necessaria a respirare. La vita è dolore e lacrime, sudore e sangue. La vita, nella sua totalità, si riduce in puro thanatos. La vita non è nient’altro che una maledizione.

Espressione cinematografica del processo di alienazione umana che, dovuto alla violenza, conduce alla violenza stessa, Bronson (Nicolas Winding Refn, 2008) è un biopic in cui vengono travalicati i dettami limitanti della tradizione.

Creatura generata da un’età in cui si assiste alla cosiddetta estetizzazione della violenza, vero e proprio idolo dell’epoca postmoderna, Bronson — riflessione dal sapore fortemente lucreziano — si delinea come un viaggio all’interno delle memorie oscure di una psiche istrionica e incomprensibile, scissa in personalità multiple; di un personaggio che, dominato dalla violenza e dall’aggressività, giunge alla perdizione, deumanizzandosi.

LEGGI ANCHE:  Oz: 5 motivi per apprezzare la serie tv più cruda e nichilista mai realizzata

Attraverso tale pellicola, immersa in un’atmosfera grottesca à la Arancia Meccanica — di cui il regista adotterà diverse scelte cinematografiche, quali l’utilizzo dell’ironia nera e, all’interno della colonna sonora, della musica classica —, Refn tenta di analizzare minuziosamente la violenza delle pulsioni più oscure; di tratteggiare precisamente la complessità delle profondità nascoste del subconscio umano.

A cura di Letizia Hushi

 

10. The Experiment, di Oliver Hirshbiegel (2001)

das experiment original

Uno dei titoli più interessanti del genere carcerario è senza dubbio The Experiment.

The Experiment, film tedesco che ha generato anche un remake statunitense, non è altro che la trasposizione cinematografica del celebre Esperimento carcerario di Stanford. L’esperimento condotto dallo psicologo Philippe Zimbardo consisteva nel selezionare un gruppo di volontari che accettassero di simulare una sorta di “guardie e ladri” all’interno di un carcere fittizio. Il luogo dell’esperimento fu un carcere riprodotto fedelmente nella città di Palo Alto e i volontari erano studenti universitari. 

L’obiettivo di Zimbardo era quello di confutare la convinzione diffusa che certi comportamenti criminali fossero innati nell’individuo e dimostrare quanto invece questi caratteri fossero fortemente influenzati dall’ambiente circostante. L’evidenze di tale idea si palesano presto nella film e crearono qualche imprevisto di troppo anche nell’esperimento di Zimbardo, che, onde evitare spoiler circa il film, non vi riveliamo come si concluse.

a cura di Lapo Maranghi