I 14 film preferiti di Nicolas Winding Refn

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11. The Texas Chain Saw Massacre, Tobe Hooper.

dc5288dd486884d576373b590fc214e3Esordio alla regia per Tobe Hooper, che con un budget minimo e attori semi sconosciuti, confeziona un capolavoro horror che ha fatto scuola al genere. Una pellicola claustrofobica, che racconta le violenze perpetuate dalla famiglia di macellai più famosa d’America ai danni di poveri ragazzi, sfortunatamente persi nelle campagne del Texas. Pellicola che renderà iconico il personaggio di Leatherface, tra i più terribili, folli e sanguinosi malati mai visti su schermo, armato della sua motosega. Diffidate dei vari remake e gettatevi senza indugi in questa macabra e sanguinosa opera prima.

“Avevo 14 anni, a New York. Ho visto “The Texas Chainsaw Massacre” al Cinema Village, un cinema che esiste ancora. E’ stato in quel momento che ho capito che il cinema è una forma d’arte. Quel film può essere considerato un punto di vista individuale, un quadro, un concetto astratto o una lunga poesia. In quel caso l’arte non doveva avere nessuna funzione, era solo un atto di creazione. Non doveva essere politicamente impegnata o occuparsi di tematiche sociali, né preoccuparsi di essere bella o di cattivo gusto. Arte come puro gesto di creatività: io la considero l’espressione di un certo tipo di cultura. In quel momento non ho deciso che avrei voluto fare quel film ma quello che quel film faceva.” NWR

12. La Dolce Vita, Federico Fellini.

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dolcevita kCPE U11002064345466xc 1024x576@LaStampa.itFellini ci racconta la sua personale visione della decadenza di Roma e dell’Italia nel periodo del boom economico, realizzando uno dei suoi film più simbolici. Attraverso il personaggio malinconico di Marcello Rubini (insuperabile Mastroianni), un giornalista che vive le notti di una capitale in declino che ben poco ha di dolce, intrisa di vizi e costellata di personaggi, dalle star ai medio borghesi, tutti bizzarri e estremamente vuoti, falliti e decadenti come la città in cui si muovono. Capolavoro del cinema italiano che nel 1960 consacrò Fellini con la vittoria della Palma d’Oro al festival di Cannes. Un affresco di un epoca passata che ancora, a distanza di parecchi anni dalla sua realizzazione, riserva una sua personale modernità.

Ci sono un paio di film di Fellini che personalmente ammiro molto, specialmente La dolce vita, probabilmente il più grande film mai realizzato.” NWR