Baywatch – Recensione in anteprima

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Quando si parla di Baywatch, serie televisiva andata in onda negli anni 90, non si può fare a meno di pensare ai personaggi interpretati da David Hasselhoff e Pamela Anderson, due attori che a loro modo hanno saputo farsi notare nel corso del tempo. Seth Gordon, regista di ”Come ammazzare il capo… e vivere felici”, decide di sedersi dietro la macchina da presa, rielaborando il tutto in un’ottica puramente demenziale. Nel cast nomi importanti come quelli di Dwayne Johnson, Zac Efron e Alexandra Daddario.

Il film narra le vicende di sei guardia spiaggia in grado di compiere le imprese più eroiche e i salvataggi più estremi. Uno strano complotto minaccia la baia e per scoprirlo si improvviseranno poliziotti, spingendosi oltre ogni limite.  Una folle indagine in cui sembra coinvolta Victoria Leeds, proprietaria dell’esclusivo Huntley Club e sospettata di usare la sua attività come copertura per traffici di droga e omicidi.

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Non è mai facile colpire lo spettatore con prodotti del genere, specie se nel cast hai un nome come quello di Dwayne Johnson, ormai diventato una semplice parodia di se stesso. L’intento di Gordon era quello di creare una pellicola divertente, una sorta di rivisitazione demenziale in grado di non prendersi mai sul serio. Dispiace dirlo, ma il regista fallisce sotto ogni aspetto. Baywatch è un film che spiazza, non solo per la sua comicità farcita di battute volgari e scene a dir poco ridicole, ma anche per il modo in cui si pone di fronte allo spettatore, che a fine visione risulterà confuso e non in grado di poter dare una chiave di lettura forte e decisa. Una regia che si serve più volte del rallenty, una scelta inutile, ma che ormai è diventato un marchio di fabbrica in questo tipo di pellicole. Una sceneggiatura che oltre a essere eccessivamente noiosa, spingendo su un caso investigativo che dopo dieci minuti non interessa più a nessuno, si avvale del fattore ”nostalgia”, riesumando alcuni vecchi membri del cast. Simpatico il siparietto con David Hasselhoff, ma totalmente forzato il cameo finale di Pamela Anderson, stanca dal punto di vista attoriale e priva di una qualsiasi voglia.

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Una colonna sonora invasiva, a tratti irritante, composta da pezzi prettamente hip hop e puramente commerciali che compongono il novanta per cento del film, spaziando da artisti come Sean Paul a Lionel Ritchie.

Ma in conclusione Baywatch è un film malfatto, una rivisitazione volgare di cui non sentivamo minimamente il bisogno, che si è guadagnato, senza ombra di dubbio, un posto tra le pellicole peggiori di quest’anno.